Pietrasanta, Gemma uccisa da un boccone gettato nel giardino di casa. E sul web c’è chi lancia l’idea di una “taglia” sul colpevole
di Luca Basile
PIETRASANTA. È morta dopo un giorno di agonia, Gemma: dolori atroci, convulsioni e un senso di impotenza in chi, accanto a lei, non sapeva più cosa fare per alleviare quel tormento. Gemma era uno splendido incrocio fra un cane corso e un mastino napoletano: otto anni di dolcezza e voglia di coccole, nonostante, una mole importante. Giocherellona, tranquilla, una compagna ideale di passeggiate, di carezze, di complicità. Fino a mercoledì scorso quando ha mangiato qualcosa che non doveva, qualcosa che una mano, vigliacca e al momento sconosciuta, ha probabilmente gettato nel giardino di un’abitazione in via Romana, a Strettoia, dove Gemma trascorreva la sua giornata insieme ad altri due cuccioli.
«Vederla morire, poi in quel modo, è stato terribile. Non abbiamo parole: siamo tutti sconvolti: come si può arrivare a tanto?» si chiede Virginie Bartelletti, che di Gemma era la padroncina insieme al suo compagno Fiore. «Non abbiamo dato inizialmente peso al suo comportamento: non aveva fame stava sdraiata. Giovedì mattina, però, quando si è rifiutata di mangiare ancora e abbiamo visto agli angoli della bocca che aveva un po’ di bava ci siamo insospettiti e l’abbiamo portata subito dal veterinario. Lungo il tragitto le sue condizioni sono però peggiorate: a causa degli spasmi – racconta Bartelletti – aveva dei movimenti a scatto, come colpita da una scarica di corrente. Il veterinario ha subito escluso, dopo un primo controllo, che fosse vittima di qualche problema importante di stomaco, tipico nei molossi: i successivi accertamenti hanno portato alla diagnosi, di quasi assoluta certezza, di avvelenamento.
Gemma aveva ingerito qualcosa: ogni tentativo di cura è stato inutile. Ha sofferto molto, in preda alle convulsioni» sospira Virginie che esclude vendette o ritorsioni: «Molti dei nostri vicini hanno un cane: Gemma non abbaiava, non infastidiva, non usciva mai dal giardino, dove trascorreva le sue giornate, se non in nostra compagnia. Non so spiegarmi un simile gesto, anche perché non esiste giustificazione: viviamo in un mondo dove alcune persone sfogano i loro peggiori istinti con azioni vigliacche e crudeli. Queste persone sono un pericolo per tutti, non solo per gli animali. Quanto sofferto dalla nostra Gemma non deve più ripetersi: faremo denuncia, anche se adesso in tutti noi prevale il dolore e lo sconforto».
Oltre al dolore, però, c’è la rabbia tanto che su facebook, Sebastiano Leta ha lanciato la proposta di una colletta per raccogliere informazioni sull’avvelenatore. Una sorta di taglia. Proposta che, di ora in ora, sta raccogliendo sempre più consensi.
fonte: iltirreno.it