Articolo pubblicato sulla rivista WorkDogs di aprile 2000, realizzata da Giorgio Rossi e Fabrizio Bonanno.
Io sono nato con i Cani Corsi; già mio nonno li possedeva da quando è nato, perché nella nostra famiglia si è sempre praticata la libera pastorizia. Il Corso in questo contesto fungeva da guardiano e conduttore del bestiame e al tempo stesso era difensore della proprietà. Attualmente posseggo una mandria di 400 mucche allo stato brado. Il Corso di una volta non era quello che vedo ora nelle esposizioni. Ciò deriva dal fatto che è stato ingentilito e “inboxerato”.
Il cane corso di 20 anni fa pesava dai 55 ai 65 kg e l’altezza al garrese andava dai 65 ai 70 centimetri. Il tronco stava al rettangolo quasi un quinto in più rispetto all’altezza al garrese. Questi cani dovevano avere una forte spinta al posteriore e possedevano una chiusura dentale a tenaglia. Avevano muso corto, massetteri potenti e stop pronunciato.
La chiusura a tenaglia era sicuramente più funzionale in quanto il cane doveva poter bloccare un vitello 7/8 quintali (20 anni fà): oggi che le razze sono migliorate si arriva anche a 11/12 quintali. Se avesse avuto la chiusura prognata, si sarebbe attaccato solamente al cuoio. Per poter bloccare una bestia di queste dimensioni, se punta da un tafano (insetto volatile della puntura dolorosa), o chiusa in un recinto per la marcatura, occorreva un morso capace di provocare un dolore lancinante, dovuto alla perforazione della cotenna spessa anche 2/2,5 cm.
Ciò è possibile solo con una chiusura a tenaglia. A questo proposito, quando si selezionano i cuccioli, si adottava il criterio di scegliere quelli più vitali, più ubbidienti e duttili ai comandi. La cagna si faceva accopiare solo a 5 o 6 anni e questo per avere un’unica coppia di costituzione. La pelle del corso era molto spessa e dura ed aveva il doppio forte pelo che fungeva da protezione per il gelo invernale e per il caldo estivo contro la disidratazione.
I cani attuali hanno una pelle molto sottile senza presenza del caratteristico doppio sottopelo. Ho verificato che sbattendo le mani all’improvviso, molti soggetti scattano e vanno a nascondersi in cuccia, cosa che un buon Corso, acquistato per la difesa della persona e della proprietà, non dovrebbe fare: deve anzi reagire in maniera impetuosa e costituire un forte deterrente per qualunque nemico o avversario.
Con l’occasione, voglio rendere noto quanto tramandato da mio nonno e dai vecchi Massari sull’origine del corso che si perde nella notte dei tempi. Esso nasce dall’incontro di due civiltà: una era quella agricola dei piccoli contadini feudatari di Federico Barbarossa che avevano le aziende nel basso tavoliere Pugliese, zona malarica e possedevano il cosiddetto “cane e presa”, antico progenitore del Mastino Napoletano, chiamato anche “cane dei Lanternai” che aveva un peso di 60/ 65 chilogrammi.
L’altra era quella dei pastori transumanti dei Signori dell’Aquila e facevano Capo a Opi e venivano a svernare nel basso Tavoliere pugliese: costoro avevano un grosso cane denominato “antico molosso abruzzese” (che non aveva niente a che vedere con il Maremmano Abruzzese); e pesava all’incirca 65/70 kg, aveva un muso corto e un’altezza al garrese di 70/75 cm. Era dotato di potenti massetteri, fortissima tempra e di un carattere spaventoso. Affrontava al Gran Sasso orsi e lupi.
Dall’incontrodi queste due culture (e queste due razze di cani) fu selezionato “l’Antico Corso” che purtroppo nulla ha a che vedere con odierno corso, sia per carattere, che prestazioni o pura funzionalità.
Umberto Bisceglia
Secondo questo eminente signore (lo scrivo anche un po sarcasticamente) i cani di allora, quelli tradizionali, avevano solo chiusura a tenaglia. La spiegazione di questa chiusura è data dal fatto che secondo lui il cane riusciva a bloccare meglio le bestie inferocite. Ora mi chiedo e dico, ma quando una persona, sopratutto una persona che ha una certa credibilità nel mondo cinofilo scrive delle cose, dovrebbe perlomeno argomentarle in un modo più tecnico. Dal mio punto di vista questa cosa non sta ne in cielo ne in terra. In primis perché la tenaglia, tipo di chiusura ortognato, sarebbe stato necessario che i massari la selezionassero con costanza, quindi facendo accoppiare cani che avessero questo gene, sopratutto sarebbe stata difficile da selezionare come d’altronde lo è l’odierno prognatismo di 0.5 mm, in quanto sarebbe bastato poco per creare cani a forbice dritta, visto che comunque a differenziare queste chiusure è solo l’inclinazione degli incisivi (come d’altronde per la forbice rovescia). In secundis perché a mio parere tra tutte le chiusure ortognate è sicuramente la meno funzionale. Se si blocca la pelle tra due leve che hanno una chiusura a tenaglia, la pelle può sfuggire più facilmente anche lacerandosi, poichè essendo le due arcate dentali perfettamente combacianti non possono dare appiglio, cosa che ad esempio invece avviene con la forbice dritta o rovescia, dove la pelle si piega tra le arcate dentarie che dunque hanno molto più presa rispetto ad una tenaglia. Per finire in terzis, la tenaglia tende a consumarsi rapidamente, un cane con tale chiusura che doveva lavorare sarebbe rimasto senza denti molto presto, per via del consumo eccessivo degli incisivi dovuto al loro sfregamento continuo. Dunque rimango sempre del parere che i cani delle masserie, che non erano una razza, ma soltanto dei grossi molossi, meticciati con chissà cosa, non venivano certo selezionati per la chiusura, ma solo per la funzione. il fatto che venissero chiamati Corsi non ne faceva una razza, e tutte le storielle sulle chiusure dentali e sul resto sono un falso storico.