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Dall’alto della mia cascina si domina la valle per un bel tratto. Un giorno mi divertivo a seguire le evoluzioni di un Pastore Tedesco che giocava nel fiume, recuperando bastoni lanciatigli dal suo padrone. E’ con tutta evidenza un “grigione” da lavoro, direi di sei-sette anni. Appartiene ad un Tedesco che ha acquistato una vecchia casa a qualche chilometro da lì. Dopo un po’ passa un abitante della borgata, a cavallo (ha un vecchio baio che tiene in giardino) seguito dal suo cagnolino, il quale però resta un po’ indietro a gironzolare. Il Pastore Tedesco parte di corsa (era lontano forse duecento metri), raggiunge il bastardino e lo attacca senza un attimo di esitazione. Non abbaia e non ringhia: abbattuto il cagnolino, infierisce su di lui che, pancia per aria, non reagisce più. Credo si sia salvato (spero!) perché il padrone, sentendolo urlare disperatamente, è tornato indietro ed il lupo, vedendosi arrivare quasi addosso il cavallo al galoppo, lo ha lasciato ed è saltato indietro. L’uomo, sceso da cavallo, ha raccolto il cagnolino e se l’è portato via; nel frattempo il proprietario del pastore tedesco, un grosso pancione di forse cinquant’anni, si era avvicinato tranquillamente con le mani in tasca ma non accennava neppure ad intervenire. Poiché la cosa mi ha dato un po’ fastidio (non tanto il cane quanto l’atteggiamento del crucco) ho pensato bene di farmi una passeggiata verso il fiume insieme col mio Argo, regolarmente assicurato al guinzaglio (si sa che può anche sfuggire di mano, in certi casi…) Ma quando siamo arrivati sotto, non abbiamo trovato più nessuno: sarà per un’altra volta.