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Ben sappiamo, ormai, che non c’è accordo fra noi riguardo all’atteggiamento ideale che un cane da difesa e da guardia dovrebbe assumere: non parliamone più! Discorso aperto, invece, riguardo ai metodi di addestramento. C’è ormai una vera inflazione di addestratori, alcuni veramente esperti perché per anni hanno operato professionalmente in questo campo, come Valerio per esmpio; altri improvvisati per moda, o per lucro, o per mera presunzione.
I metodi più propagandati sono i cosiddetti “rinforzi positivi” che hanno per contraltare i sistemi coercitivi al limite della tortura, quali collari ad impulsi elettrici e similari.
Premetto che io esperto addestratore non sono; anzi non sono affatto addestratore. Mai, tuttavia, mi è passato per la mente di affidarmi ad un “professionista”: un poco per diffidenza, ma soprattutto perché ritengo che questo sia un errore irrecuperabile a livello di rapporti fra cane e proprietario, in quanto va ad incrinare un sacro patto di reciproca fiducia e mutua solidarietà. Sono convinto che l’importante sia stabilire col proprio cane un’intesa reciproca e sincera, la quale per forza deve poggiare su requisiti quanto mai saldi e coerenti. Come potrei pretendere di essere difeso da un cane che io non ho difeso quando egli contava su di me? Gli affiderò la protezione della mia casa dopo averlo abbandonato nelle mani di un estraneo mentre egli chiedeva la mia protezione?
Ora, tralascerei qui del tutto i discorsi riguardo agli strumenti di tortura ai quali ho accennato, perché sono sicuro che nessun membro del nostro forum ha mai pensato di farvi ricorso. Invece i rinforzi positivi vanno considerati con maggior attenzione. Il metodo più diffuso è quello del piccolo premio alimentare che viene elargito al cane quando esso si mostra obbediente ai comandi. È un sistema che funziona, certamente: il cane inizialmente esegue l’esercizio (di solito il richiamo) perché desideroso di ottenere il bocconcino; in seguito si abitua all’obbedienza anche senza premio o accontentandosi degli elogi e delle manifestazioni di apprezzamento del conduttore. Eppure ciò a me personalmente piace poco, perché mi sa di corruzione; inoltre è scomodo girare con bocconcini o biscottini in tasca.
D’altra parte, di punizioni io non voglio saperne, a costo di rivelarmi quello scadente addestratore che sono. In realtà, io vivo il rapporto con il cane come se si trattasse di un essere intelligente, il quale mi capisce e mi ama e cerca di andare d’accordo con me accontentandomi. Poiché anch’io lo capisco, lo amo e cerco di accontentarlo, ecco che come lui devo mostrarmi intelligente, rinunciando alla pretesa di aver ragione solo perché sono il più forte: entrambi dobbiamo accettare una reciproca limitazione. Io cerco sempre di mettermi in sintonia coi suoi processi mentali e di indirizzarli semmai preventivamente, più che reprimerli, e mai ricorro alla forza per imporre il mio punto di vista. D’altra parte: non si fa così anche con le persone? Il cane sempre costretto ad obbedire con la forza o almeno grazie ad uno smodato sfoggio di autorità, finisce con il rinunciare all’iniziativa personale demandandola per intero al proprio umano; quando poi sopravvaluta la forza di quest’ultimo, non ritiene necessario intervenire in sua difesa, certo com’ è ch’egli se la caverà da solo ed anzi timoroso di essere punito o redarguito in caso d’iniziativa personale. In tal modo la personalità del cane si spegne e si appiattisce: gli resteranno soltanto le reazioni istintive, come quelle dettate dalla paura. Molto meglio, a mio parere, un cane un po’ discolo ed indipendente, sicuro di sé, anche un po’ mariuolo, quando sia sveglio, attento, solidale col padrone, pronto ad aiutarlo col massimo delle proprie risorse. A noi evitare che oltrepassi i limiti!
Si vedono spesso persone che percuotono un cane disubbidiente. Ho visto l’altro giorno un papà schiaffeggiare il proprio figlio che imparava ad andare in bicicletta perché “non frenava bene”.
A me questi metodi sembrano vigliaccherie: non agiremmo in questo modo con un altro uomo, per rispetto, ma evidentemente non rispettiamo il nostro cane o il nostro figlio. Del resto, un uomo preso a calci o a frustate reagirebbe, mentre il cane non lo fa per amore: così noi lo ricambiamo! Prendere a calci un cucciolo, poi, equivale a bastonare un bambino.
Insomma: io vorrei che il cane capisse semplicemente le regole generali all’interno delle quali ci troviamo a vivere; non regole troppo strette, o vincolanti, o troppo precise. Deve avere un’ ampia zona di interpretazione e di reazione, nell’ ambito della quale possa esprimersi liberamente; non è detto pertanto che si debba andare sempre d’accordo (anche fra amici umani capita così, ed anche fra padri e figli): l’importante è che non vengano meno i principi condivisi, i cardini della convivenza. A questo punto, non chiederò mai al cane di esibirsi in alcun esercizio né di imparare alcun giochetto; gli darò sempre e solo ordini necessari; ed essi dovranno diventare in lui tanto connaturati da non richiedere alcuno sforzo per l’obbedienza. Quanto al resto, imparerò a conoscere il suo carattere ed a rispettarlo, come lui fa con me.
Capisco anch’ io che il mio modo di ragionare presenta dei punti deboli. Quando il cane è molto forte e troppo reattivo, il metodo della persuasione è insufficiente e spesso tardivo. Prevenire sempre e comunque è difficile, richiede molta pazienza e costanza; ed inoltre, se non si crea il casus belli, il cane non capirà mai che un certo suo comportamento è sgradito. Allora: che fare?
Beh: quanti, da Černyševskij a Lenin, si son posti questo interrogativo?
Concordo con quanto hai detto, io trovo i metodo del premio funzionale, a insegnare un comportamento positivo che deve però sempre avere un utilità o una presunta tale per essere efficace con il Cane e giustamente assimilabile.
(esempio Stupido se io insegnassi a il mio Cane a portarmi una Birra, dovrei farlo quando ho voglia di una Birra, non farlo fare 5 volte di seguito perché devo farlo vedere ai miei amici e poi la birra neanche berla)
lli stesso tempo deve esserci un percorso che porti la lode la coccola a sostituire il bocconcino, ma questo per me è impossibile perché per renderlo tale ci si dovrebbe esimere da fare troppo spesso le cocole al cane semplicemente perché se ne ha voglia, e non è nelle corde mie ma sopratutto di mia moglie.
Con I corso ho appurato che ogni tanto uno sganassone gli va dato, E non sentono nulla perché’ hanno proprio bisogno di capire che quello non va fatto e perché in certo i frangenti Almeno Rondra Sfida apertamente, un po’ come farebbe un Maschio.
Ma basta una volta e non si azzarda più (un po’ come la storia di quando ringhiava per proteggere l’ osso a 3 mesi)
Rondra è una Stronza, ma io l’ adoro quella Stronza!
Io invece lo chiamo “Reset”. Un NO accompagnato da una pacca sulla testa (senza esagerare..) Fa capire immediatamente al cane che ha esagerato! Siccome non lo faccio mai, quando lo faccio, il cane capisce al volo che sono molto contrariato con lui e immediatamente si placa. Non mi pongo troppi problemi perchè è un avvertimento, un po’ come fanno i cani tra di loro. Siccome non mi piace mordere i miei cani, uso la mano. 🙂
Esatto Federico,
Intendevo proprio questo, e devo dire che Almeno con Rondra è stato necessario, Ora è molto più disciplinata ma da piccola era veramente un cucciolo di Leone.
Mi ricordo ancora quando (ve lo avevo già raccontato) forte anche di essere spaesata per i notevoli cambi di casa, iniziò a ringhiare se qualcuno provava a togliergli l’ osso.
Aveva appena 3 mesi, e quando iniziai a educarla con l’ intenzione di levargli l’ osso e dargli il premio, continuava ancora a ringhiare di brutto nonostante avesse capito il concetto e mi mio No.
Gli diedi uno schiaffeto, e tento di rigirarsi, riprovai e glielo diedi più forte si rigirò ancora di più.
Fui costretto a prenderla per la collottola e tirarla su di peso per farglielo capire.
Comprese e nel giro di 10 minuti non ringhiava più e dopo pochi minuti ancora il bocconcino non era necessario, l’ osso stesso era diventato il premio.
Beh, come credi che faccia la mamma, ad insegnargli il controllo del morso,e sopprattutto a mollare qualche cosa che il cucciolo tiene in bocca? per il controllo del morso tutte le volte che il cucciolo la morde forte giocando, la mamma, prende una zampina in bocca e incomincia stringere gradatamente finche il cucciolo piange,e impara che c’è qualcuno che morde più forte di lui se vuole, poi lo lascia, finche il cucciolo impara a non stringere come un forsennato quando gioca, per fargli mollare quello che ha in bocca (di solito cibo), lo prende per la collotta, e gli da uno scrollone, di quelli tosti, sufficienti a fare sanguinare un bambino (di qui il discorso fatto in altra sede di non lasciare mai cani a bambini piccoli da soli) ma che sulla cotenna di un cane non fanno nessun effetto,e il cucciolo impara subito a rispettare le gerarchie, ecco il perche si dice sempre di lasciare i cuccioli con la madre almeno due mesi e mezzo,tutti i cuccioli figli di cagne molto brave ad impartire la disciplina di branco diventano dei cani stupendi da famiglia, e tutti i vari” NO!”dei nuovi educatori cinofili valgono il tempo del C….. perciò se il vostro cucciolo fa il cretino una bella scrollata,magari accompagnata da un ringhione cattivo ,vale, ma vale molto, per lui , molto più di tanti ignoramenti ,o no, da coglionazzi, ciao Valerio.
Perfettamente d’accordo con voi.
Siccome il mio Dolph fin da piccolo ha sempre mostrato un caratterino reattivo, ho avuto ottimi risultati con la scrollata alla collottola è un NO secco e forte, soprattutto quando il primo richiamo solo verbale generava una reazione da parte sua, in pratica provava a tenere testa.
L’unica volta nella quale ho seguito consigli “new age” mi sono beccato un morso sul braccio per aver insistito 5 minuti a levargli l’osso dopo che lui mi aveva mandato dei chiarissimi segnali di non farlo: colpa mia, lezione imparata, ora l’osso glielo levo di bocca senza problemi perchè si fida ciecamente di me.
Ora ha 4 mesi e mezzo ed è perfettamente cosciente di ciò che può fare e non deve fare, basta un richiamo verbale e si mette in riga, però si sta presentando un nuovo aspetto caratteriale, ovvero la reattività verso alcuni cani.
Siccome è 57 cm e pesa 26 kg gioca spesso con cani adulti, i quali lo rimproverano quando esagera col morso e lui accetta, solo che in alcune occasioni con due cuccioli della sua età ha reagito duramente e per un pelo ho evitato che li azzannasse, richiamo verbale una sega in quel caso…è normale e sta solo crescendo oppure voi interverreste in qualche modo?
Grazie e scusate il papiro che ho scritto!