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Sarebbe bello camminare col cane “al piede” come fa Valerio Ricci. In queste condizioni, il cane dovrebbe dimostrare una gran capacità di discernimento riguardo alle situazioni davvero pericolose; oppure dovrebbe trattarsi di un soggetto molto obbediente e riflessivo. Il mio cane non possiede alcuna di queste belle qualità ed io a quanto pare sono un pessimo addestratore: infatti sono ben lungi dall’ottenere dal mio Argo ciò che Valerio si permette con Noor! Qualcuno di voi ci riesce?
In città devo tenerlo al guinzaglio, per ovvie ragioni. Dopo avermi fatto prendere parecchi spaventi, quand’era più piccolo, ha infine accettato l’idea che esistono altre persone e, a certe condizioni, le tollera. Ma solo in zone che non ritiene appartenergli: in particolare, esternamente al raggio del suo guinzaglio. E’ proprio buffo quando incontra una recinzione, cioè in pratica il confine di uno spazio altrui: Argo si affaccia al muretto o alla rete e guarda all’interno (in piedi è più alto di me!) dove capita magari di vedere un cagnetto che dorme, o qualche gatto che tende agguati agli uccelli. Se ne sta lì incuriosito e silenzioso ad osservare, senza abbaiare, rivolgendomi occhiate interrogative. Io lo lascio guardare, mi trattengo lì accanto a lui e chiacchieriamo un pochino. Ma se vede un cane dall’atteggiamento minaccioso, oppure un uomo, subito si infuria e mostra di non riconoscere per niente la proprietà altrui.
In campagna, invece, di norma lo lascio libero ed osservo l’uso ch’egli fa dello spazio. A legggere quanto scrive Valerio, il Corso dovrebbe stare molto vicino al padrone; Argo invece divaga spesso e volentieri, perché troppo incuriosito dalle piste olfattive che percepisce; tanto che devo spesso richiamarlo, per paura che faccia qualche incontro pericoloso. Tutto iniziò quando correndo si imbatté in un fagiano che si alzò in volo ad un centimetro dal suo naso! Tuttavia ritengo che, libero, il cane impara a valutare correttamente le distanze, sviluppa il senso dell’orientamento, acquisisce maggiore autonomia. Anche in giardino, ovviamente, Argo è libero; solo che non c’è una recinzione: il terrazzo su cui insistono casa e giardino è sopraelevato; dietro c’è un terrapieno; da un lato il bosco e dall’altro la strada di accesso, sterrata, di un centinaio di metri. Io sono sicuro che Argo non abbia affatto capito qual è il limite del proprio territorio; del resto il suo modo di ragionare è molto schematico: non vuole vedere anima viva! Non ha mai percepito il concetto di territorio delimitato, lungo i confini del quale gli estranei possono transitare; lui non abbaia mai ed è sempre tranquillo, ma che si tratti del cortile di casa sua o del patio di un bar, chiunque cerchi di entrare non viene respinto all’esterno, ma direttamente attaccato. Se si tratta di un luogo pubblico, ovviamente, occorre tenerlo legato e molto strettamente; il rimprovero, come ho già spiegato, non mi piace. In giardino come in casa la regola è più semplice: nessuno può entrare e la gente del posto lo sa molto bene; e siccome Argo è un giovane smargiasso esagera parecchio.
In particolare è straordinariamente attaccato alla mia bambina più piccola e, quando usciamo portando anche lei, si fa terribilmente guardingo. Il guaio è che talvolta, in luoghi solitari, si incontra qualche persona. Ma vi racconterò di uno scherzetto che gli ho combinato…