Il Corso è un cane intimamente legato alla storia ed alla tradizione della nostra Gente. Da sempre è vissuto con l’uomo e per l’uomo che lo ha selezionato ed allevato con cura ed attenzione sulla base di reali necessità umane ed ambientali. I diversi impieghi ne hanno fatto un cane plurivalente, utile in ogni circostanza e quindi estremamente funzionale.
Pertanto la sua morfologia, plasmata nei secoli dagli impieghi funzionali, non può che discendere da questi presupposti ed ogni aspetto morfo-caratteriale che li disattende non gli appartiene.
Il Corso è forza, è agilità, è resistenza, è armonia funzionale nelle forme. E’ un cane intelligente, energico ed equilibrato.
E’ impareggiabile come cane da guardia e da difesa e sa essere un formidabile cacciatore; è potente, agile e possiede una corporatura adatta a lavori d’ogni tipo svolti anche in condizioni climatiche estreme.
Nell’insieme si distingue per forza, potenza e per ottimali proporzioni; esprime la sua meravigliosa bellezza funzionale attraverso una morfologia costituita, nella sua generale essenzialità strutturale, secondo quanto segue.
- Testa grande, muscolosa, compatta e ben proporzionata rispetto all’insieme;
- Sguardo vigile e attento che denota intelligenza ed equilibrio; osservando lo sguardo di ogni soggetto – specchio somatico di una costituzione connessa ad un temperamento – si potrebbe anticipare la valutazione della sua indole;
- Masseteri ben sviluppati e duri;
- Incisivi diritti, canini ben sviluppati e molto distanziati tra loro; chiusura dentale a tenaglia e a forbice oppure a forbice rovesciata;
- Collo forte, molto muscoloso, leggermente convesso e ben raccordato con il dorso e con il petto;
- Petto largo e con muscoli pettorali molto ben sviluppati;
- Torace molto ampio e ben sviluppato in altezza, profondità e larghezza;
- Dorso molto muscoloso, leggermente rampante e con garrese ben evidente;
- Lombi corti, larghi, molto muscolosi e un po’ convessi;
- Groppa lunga, ben larga e molto muscolosa;
- Tronco ben proporzionatamente più lungo dell’altezza al garrese; molto muscoloso, compatto e forte;
- Arti anteriori e posteriori robusti, muscolosi e ben in appiombo;
- Garretto largo e spesso;
- Piede ben raccolto;
- Coda grossa alla radice. Per valutare un buon posteriore del cane se ne osserva la coda: una coda grossa alla radice è indice di un ottimo sviluppo sia dei muscoli coccigei che di quelli della groppa (segno di forza e di potenza).
Una caratteristica molto importante è costituita dal tegumento (vedi, per completezza, “Specificità trascurate: il tegumento”, nella sezione “Scritti vari”). Il Corso presenta una pelle spessa, un manto dal pelo corto, a tessitura vitrea, lucente, aderente, molto denso (detto “pelo di vacca”) ed un folto sottopelo che s’accentua d’inverno.
La caratteristiche fisiche-attitudinali sono uguali in tutti i Corso; ciò che varia da una linea genetica all’altra è la colorazione del manto: cenerino fasciato di nero, fulvo, fulvo chiaro, fulvo cervo, mielato (peli fulvi associati a peli gialli o bianchi), marrone, grigio cenere o cenerino (peli neri e bianchi), grigio piombo, grigio chiaro, ardesia (grigio nerastro), tigrato nero su fondo brizzolato, tigratura a tre componenti. Come testimonia l’iconografia storica del Molosso Romano, da cui innegabilmente discende il nostro Cane, molti soggetti presentano macchie bianche più o meno estese al muso, al petto ed ai piedi. I pastori, ma anche i proprietari terrieri ed i cacciatori, preferivano cani dal manto di un formentino chiarissimo, quasi bianco.
Approssimativamente, il peso del Cane Corso varia dai 40 ai 60 Kg e l’altezza varia dai 60 ai 70 cm., anche se una volta non erano rari i soggetti con dimensioni al di sopra di tali valori.
Per una selezione ottimale, funzionale oltreché morfologica, bisogna utilizzare tutti i soggetti validi a prescindere dall’altezza e dal peso, privilegiando le perfette proporzioni e …. il carattere.
Sul tipo di chiusura dentaria molto si è scritto e molto si è detto non raramente a sproposito.
La corretta dentatura del Cane Corso è a forbice, oppure a tenaglia, oppure a forbice rovesciata. In realtà, componenti della stessa cucciolata possono presentare chiusure dentarie che vanno dalla forbice al prognatismo lieve ma ciò non vuol dire che tutte debbano essere accettate come corrette: vuol dire solo ….. che può succedere!
Ora, pur senza ricorrere al supporto scientifico di Gente molto più dotta di noi e pur sorvolando sull’evidenza che la gran parte dei carnivori non a caso possiede una chiusura ortognata, la semplice osservazione del fatto che natura e uomo hanno selezionato per “la presa” cani con chiusura a “forbice o a tenaglia” (Lupo selvatico, Mastino Napoletano, Dogo Argentino, Perro da Presa Canario, ecc.), porta da sola alla logica deduzione che la selezione allevatoriale di tali cani deve seguire la regola dell’ortognatismo (mascelle di uguale lunghezza) e rifiutare sia l’enognatismo che il prognatismo vero (quello cioè che presenta un effettivo accorciamento della mascella superiore ed un posizionamento di premolari e molari tipico delle dentature prognate). Inoltre, poiché il Corso, il Cane da Presa e il Mastino Napoletano “sono lo stesso Cane” (o, se si vuole, dal Mastino Napoletano è derivato il Cane Corso o viceversa), dalla considerazione che il Mastino Napoletano chiude a forbice o a tenaglia, se ne deduce ovviamente (ma non per tutti!!!) che: il cane “da presa” italiano non può che essere ortognato.
Purtroppo, alcuni allevatori “alla ricerca di cani Corso in standard” (prognati, con assi cranio facciali convergenti), hanno fatto ricorso al Boxer, al Bull Mastiff ecc..; … alcuni altri … hanno fatto … “la stessa cosa”, motivandone le ragioni non allo “Standard” bensì a necessità di “rinsanguamento”. Trascurando i primi, ai secondi vogliamo solo ripetere che se “rinsanguamento” doveva esserci, sarebbe stato più opportuno farlo con un cane da presa come il Mastino Napoletano (vecchia maniera……naturalmente!!!!)!
Parlando di denti, muso, naso e funzionalità, non bisogna poi dimenticare che, chiamandolo fin da tempi remoti anche “Cane da presa”, gli utilizzatori del Corso hanno “fissato” in un appellativo altamente eloquente una delle sue più marcate peculiarità. E’ fin troppo logico, allora, che lo standard di un cane da presa debba prevedere una chiusura dentale che in primo luogo sia funzionale: quella a “forbice” oppure a “tenaglia” (peraltro sempre possedute dal Corso).
Se è vero com’è vero, pertanto, che le peculiarità più marcate debbano trovare riscontro in uno standard di razza, è “impossibile”, almeno per noi, accettare quanto in proposito dice l’attuale Standard. Né, anche se ne intuiamo le motivazioni, meritano la pur minima attenzione i patetici equilibrismi di taluni che, nel tentativo di dare un colpo alla botte e l’altra al cerchio, non fanno altro che aumentare la confusione proponendo un ambiguo cocktail di “leggero prognatismo, tenaglia e forbice tollerata”. [“Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno” (Matteo 5:37) ]. Chiusa la parentesi sullo standard!
Il Corso, allora, deve avere un apparato mascellare meccanicamente perfetto: la mascella superiore deve essere della stessa lunghezza di quella inferiore e la dentatura superiore deve combaciare correttamente con quella inferiore.
D’altro lato, il prognatismo determina una perdita di efficienza non solo nella presa ma anche nella masticazione e nell’uso dei denti per la pulizia della pelle e del pelo.
Se non vi è un raccorciamento della mascella superiore rispetto a quella inferiore e se i denti canini, premolari e molari superiori ed inferiori corrispondono regolarmente, il fatto che gli incisivi chiudano a forbice rovesciata non riduce l’efficienza della dentatura. Se tutti i denti sono regolari ed i soli incisivi sono a forbice rovesciata, come si osserva in alcuni Corso, il cane non può essere definito prognato poiché il prognatismo non è dato dall’allungamento della mandibola bensì dall’accorciamento della canna nasale; il vero prognatismo, infatti, è dovuto allo slittamento indietro di tutta la dentatura superiore che determina un varco tra incisivi inferiori e superiori.
Anche la lunghezza del muso è determinante ai fini della buona salute del cane e della sua funzionalità.
Il cane, come altri animali, ha una pelle quasi priva di ghiandole sudoripare. Sottoposto a fatica (e specie quando compie una lunga corsa e ad alte temperature) la sua temperatura corporea aumenta di alcuni gradi centigradi e il calore non può essere eliminato attraverso la sudorazione ma soltanto attraverso un’intensa e rapida respirazione (polipnea da calore). D’altro canto, non perdendo sali minerali con la sudorazione, è meno soggetto alla stanchezza. Non tutti gli organi, però, sopportano bene una temperatura più elevata del normale e, in particolare, il cervello che deve essere mantenuto “a temperatura accuratamente regolata”. Per mantenerlo tale, la natura ha messo in atto un sofisticato sistema di termoregolazione che fa funzionare naso e bocca “da veri e propri radiatori”. I due organi, cioè, sono percorsi dalla corrente dell’aria inspirata ed espirata che, facendo evaporare l’umidità, consente il raffreddamento delle mucose nasali, della bocca e della lingua. Il sangue che ritorna dal muso ha una temperatura più bassa del normale e percorre una vena a forma di “manicotto” che avvolge l’arteria che porta il sangue al cervello. Lo stretto contatto fra vena ed arteria provoca un vero e proprio scambio di calore in base al quale il sangue refluo della testa raffredda il sangue che va al cervello che, pertanto, non subisce gli effetti nocivi derivanti da una temperatura elevata.
Muscoli ben caldi e cervello freddo sono un’accoppiata vincente. Mentre i muscoli e gli altri organi sono mantenuti ad una temperatura più elevata durante e dopo una fatica o lunghe corse, il meccanismo di raffreddamento del cervello comporta un minor utilizzo di acqua rispetto a quanto avviene in altri animali che invece sudano. Per compensare la sola eliminazione di acqua per via respiratoria (come avviene nel cane) è sufficiente una buona bevuta d’acqua, mentre agli animali che sudano oltre all’acqua occorre reintegrare i sali minerali eliminati con il sudore.
La vera e propria deformazione (detta brachignatismo) costituita dal muso corto di alcune razze (come il pechinese, il bulldog inglese, ecc.) fa sì che anche uno sforzo molto contenuto provochi un aumento della temperatura non solo nel corpo ma anche nel cervello; poiché viene a mancare “l’effetto radiatore” di cui abbiamo parlato prima, ne deriva uno stato di malessere che rende il cane inabile a particolari funzioni. Il brachignatismo, cioè, riducendo lo sviluppo dei seni nasali la cui ventilazione consente il raffreddamento del cervello, rende il cane poco adatto non solo agli sforzi prolungati ma anche a tenere la presa poiché la respirazione ne viene compromessa.
Le razze “a muso corto” (e quindi con un naso brevissimo) sono state ottenute solo per “selezione mirata” tramite la riproduzione di soggetti che spontaneamente presentavano questo tipo di deformazione. Poiché il meccanismo di “filtraggio” dell’aria spontaneamente inspirata è notevolmente ridotto, se non del tutto assente, oltre al rapido affaticamento sotto sforzo i cani di queste razze hanno diverse altre limitazioni: sono poco sensibili agli odori, e quindi in loro si riduce il ruolo dell’olfatto che è il senso di guida per i cani, l’inspirazione di aria non filtrata li espone a rischi di tracheiti, bronchiti e polmoniti, hanno una limitata presenza di cellule immunitarie nella sottomucosa nasale e ciò li espone a maggiori rischi di malattie respiratorie. Inoltre, quando il naso è schiacciato si altera l’eliminazione del liquido lacrimale e diventano frequenti le infezioni agli occhi (congiuntiviti, ecc.).
Così stando scientificamente le cose, come si può tollerare che in nome di un estetismo fatuo, volubile e personalistico vengano alterati quei meccanismi fisiologici atti a garantire il benessere dell’animale?
Così stando scientificamente le cose, come si possono tollerare in un cane estremamente funzionale come il Corso certe conformazioni del muso che oggi rileviamo anche in alcuni cosiddetti “campioni” o in molti vincitori di “coccarde”?
La natura non ha fatto il cane con il muso corto…..e nemmeno con il naso all’insù!
Il Cane Corso, per concludere (per ora), si è conservato fino a noi solo grazie alla sua morfologia perfettamente adeguata all’habitat ed all’impiego funzionale.
Il suo habitat era la campagna, il bosco, il pascolo, la masseria, la villa; ovunque lo si incontri, il Cane Corso Tradizionale porta scritto nel carattere e nelle forme la storia della sua sopravvivenza: il suo spirito di adattamento è stato forgiato attraverso i secoli e la sua morfologia si è adeguata alle necessità. Un cane che ha attraversato indenne secoli di storia per giungere fino a noi non può essere un animale fragile altrimenti il tempo e la natura lo avrebbero cancellato.
Ciò che non hanno fatto tempo e natura, non vogliamo che venga oggi fatto dall’uomo.
Flavio Bruno